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Intervista a una grande viaggiatrice: Roberta Zennaro

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Quella di oggi è un’intervista-fiume. D’altra parte Roberta Zennaro, aka gamberettarossa, è forse la più grande viaggiatrice che io conosca. E anche una grandissima raccontatrice. Non a caso, infatti, ha vinto il primo contest di Trippando “Scrivi e vinci la Puglia”. Buona lettura!

  • Quando hai iniziato a viaggiare e come ti sei appassionata ai viaggi?

Direi che le mie esperienze di viaggio si possono suddividere per decenni: 70 – 80 – 90 sino ai giorni nostri. Sin da piccola ho trascorso le vacanze con la famiglia, mia sorella e i genitori, entrambi insegnanti, in roulotte e in tenda. Andavamo in campeggio, erano vacanze un po’ selvagge che si svolgevano tra il mare adriatico e le dolomiti, si stava sempre fuori all’aria aperta condividendo tanti spazi con persone sconosciute, stranieri e italiani; frequento ancora alcuni di loro e posso dire che siamo un po’ cresciuti insieme. A partire dal 1981 siamo andati anche in Jugoslavia; sì, allora si chiamava così ed era governata da un dittatore vecchio e stanco di nome Tito, la cui immagine campeggiava all’ingresso di uffici pubblici, hotel, locali. In contemporanea a scuola i prof alimentavano la mia naturale curiosità, trasmettendomi le passioni più grandi, quelle che mi porto addosso tuttora e che tanta parte hanno nella mia vita attuale: i viaggi e l’enogastronomia. Poi sono venute le capitali europee: Londra, Parigi, Bruxelles, Berlino, dove ho passato alcune settimane o mesi in vacanza e a studiare, con il progetto Erasmus. Da qui è stato un crescendo di scoperte, tanto che oggi ritengo il viaggio una vera e propria ragione di vita, soprattutto per chi come me ha fatto scelte molto impegnative come dedicarsi molto più al lavoro e alla propria vita, invece di costruire una famiglia o più solide relazioni personali e sentimentali. Sono passata dallo zainetto sulle spalle a un pesante zaino da trekking, poi alla valigia rigida che usavo quand’ero in giro per il mondo per lavoro. Nel 1992, infatti, subito dopo la laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari (Agraria) sono entrata in una multinazionale francese del settore diagnostico e ho iniziato a girare il mondo per lavoro. Bei tempi quelli: visitavo aziende alimentari, cosmetiche e farmaceutiche a cui vendevo impianti di produzione e sistemi di analisi per laboratorio. Ho conosciuto buona parte dei paesi dell’America e dell’Europa, dormivo in hotel molto belli e mangiavo in buoni ristoranti, preferendo sempre la cucina tipica o meglio i piatti locali. Viaggiavo e lavoravo, con i benefit del lavoro commerciale e la sicurezza del lavoro dipendente. Da quando mi sono trasferita a Milano nel 2003 sono cambiate molte cose, ho scoperto i vantaggi e gli svantaggi dell’attività freelance, viaggio sempre per lavoro ma non più in paesi lontani, così cerco di andare via una o due volte l’anno, possibilmente verso mete particolari, fuori dalle rotte turistiche, luoghi dove mi possa emozionare e soprattutto riesca a liberarmi da tutto ciò che mi lega e mi ricorda l’Italia, incluso se possibile telefono, internet ecc. Quindi niente smartphone, tablet, navigatore, niente macchina fotografica digitale (faccio ancora diapositive con un vecchio apparecchio analogico Olympus). Se non sono raggiungibile tanto meglio, se non do mie notizie tanto meglio, vuol dire che va tutto bene “no news good news”. Certo oggi non potrei girare tanto per lavoro senza un collegamento costante col resto del mondo, senza la possibilità di rispondere in tempo reale a richieste e sollecitazioni esterne, ma finché non ne avrò bisogno farò volentieri a meno di tutte queste diavolerie. Sono una viaggiatrice romantica, vecchio stile, un genere che come i panda dovrebbe essere tutelato dal WWF ma che, a mio parere, sparirà entro un paio di generazioni assieme ai quotidiani cartacei e a tanti altri oggetti del nostro vivere quotidiano. Durante l’anno, quando posso, trascorro un fine settimana in compagnia alla scoperta di un angolo della nostra bellissima Italia, magari alloggiando in agriturismo o BB per stare vicino alla gente ed avere un rapporto vero, umano, con il territorio e i suoi abitanti. Le ultime gite sono state alla fine del 2011 con amiche, in settembre abbiamo passato una bella serata a un festival di letture sulla pace e sul vino nel cuore delle Langhe, per poi prendere una barca dal porto di Genova il mattino dopo e visitare il golfo del Tigullio alla ricerca di balene e delfini, con una piccola sosta anche a Portofino. Ottobre è stato all’insegna del relax e del benessere alle terme di Abano con mia sorella. All’inizio di novembre sono stata in Valtellina, sempre con le amiche, pioveva che dio la mandava, il resto d’Italia era flagellato da una terribile alluvione ma noi siamo salite in auto sino al confine svizzero e abbiamo preso il trenino rosso del Bernina da Tirano a Sankt Moritz.

  • Sei riuscita a fare della passione per i viaggi una professione. E’ stata dura la gavetta?

Lo è tuttora: per lavorare alla promozione e valorizzazione del territorio non bisogna fermarsi mai, bisogna “essere social” ma anche stare vicino ai produttori e alle persone al di là dei rapporti virtuali, necessari ma non sufficienti. Assaggiare un vino e stringere la mano a un produttore insegna molto di più della lettura di una recensione su una guida.

  • Hai girato gran parte del mondo: quale paese e quale popolo ti è rimasto nel cuore?

Questa è la classica domanda che mi spiazza, innanzi tutto perché non è vero che sono stata in tutto il mondo: ho visitato anzi letteralmente “ho messo piede” in 66 paesi in quattro continenti, mi manca l’Oceania. Vorrei proseguire almeno fino a toccare la mitica soglia dei 100. Ogni volta che ritorno da un viaggio la mia lista dei desideri, i nuovi paesi che vorrei visitare, invece di accorciarsi si allunga, quindi credo di non avere speranze da questo punto di vista! Se devo rispondere di getto rispondo sempre citando l’ultimo paese visitato che è quello con il ricordo più vivo, nel mio caso il Sudan. Ma sono tanto affezionata all’Asia e nei prossimi 10 viaggi ci sono ben sei paesi asiatici. Sono socia del CIGV, Club Internazionale dei Grandi Viaggiatori, un sodalizio che da 30 anni riunisce tutti coloro che per passione, per lavoro o per qualsiasi altro motivo desiderano condividere l’esperienza di viaggio con altri, per diffondere col viaggio una cultura di pace e fratellanza tra i popoli. Monitorare i paesi visitati è un gioco con cui mi cimento, confrontandomi con poche migliaia di viaggiatori incalliti tra cui molti hanno iniziato 50 anni fa e oltre, trovo straordinaria questa possibilità di conoscere gli altri con la scusa dei viaggi.

  • Di cosa vai alla ricerca quando sei in in paese culturalmente diverso dal nostro?

Anche qui devo fare una premessa: per me IL viaggio è da soli. Solo viaggiando soli si riesce ad immergersi nel luogo, a mescolarsi con l’altro. Ad amare e apprezzare le differenze, a eliminare le barriere, ad apprezzare un sorriso e una stretta di mano al di là del linguaggio delle parole. Per quanto sia faticoso, il viaggio da soli è innanzi tutto un viaggio interiore. Certo diventa più impegnativo e a volte più caro del viaggio in compagnia, così cerco di alternare le due modalità e devo dire che così facendo apprezzo moltissimo entrambe, la compagnia e la solitudine, la condivisione e la libertà.

  • Quali saranno le tue mete per il 2012?

Dei 10 paesi della mia hot list i primi sono i più discussi e malvisti dall’opinione pubblica. Iniziano entrambi per I. dai che è facile: Iran e Israele. Non vedo letteralmente l’ora di andarci e ne darò pubblica notizia già nelle prossime settimane. Oppure, se non sarà possibile, vorrei andare in Tibet o Ladakh d’estate e, paradossalmente, sono più sicura della meta di Natale: l’Etiopia. Questa è quasi una necessità ne ho sentito parlare troppo bene.

Ecco cosa Roberta racconta di sè:Sono Toro ascendente Scorpione, terra di contrasti dove ora prevale una metà, ora l’altra e naturalmente non sempre nel modo che una persona normale si aspetterebbe. L’infanzia in provincia, in Veneto, e gli ultimi anni passati a Milano hanno sviluppato in me una serie ulteriore di conflitti. Scrivo da sempre, la scrittura è la mia migliore forma espressiva e mi consente di fissare concetti che altrimenti resterebbero nell’aire. Da bambina scrivevo poesie con uno stile quasi leopardiano, per sublimare una solitudine in parte scelta. Poi ho scritto dei diari di viaggio ma senza impegno, mentre dal primo viaggio in USA nel 1998 ci ho preso gusto e non ho più smesso. Su vecchie agende con vecchie penne metto giù sempre il mio diario di viaggio e al ritorno rielaboro pensieri e parole in forma leggibile e condivisibile. Ultimamente scrivo racconti di viaggio legati alle esperienze personali, ho aperto il blog dopo ripetute richieste di amici che mi chiedevano cosa facevo e dove andavo. Sono molto contenta del risultato e credo che questa esperienza abbia un significato catartico rispetto alla mia vita quotidiana.

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